Il successo delle Formiche: dal Mugello, nei teatri di tutta Italia Intervista al regista Andrea Cecchi
MUGELLO – “Mortina, un musical che ti farà morire dal ridere” è tratto dai primi due libri della fortunata saga ideata da Barbara Cantini (articolo qui). È una co-produzione con il Teatro Verdi di Montecatini, su licenza della Mondadori. Il debutto, come per ogni opera della Compagnia, avverrà in un teatro mugellano. In questo caso, il 15 e 16 ottobre al teatro Corsini di Barberino, per poi spostarsi a Montecatini (a seguire: Verona, Bologna, Firenze, Milano). Ed è già successo annunciato, perché alle prime due date, subito col tutto esaurito, se ne sono state aggiunte altre due. La terza è già sold-out, e la quarta lo sarà a breve.
Il cast è in parte costituito da attori e attrici che hanno già collaborato in passato o più recentemente con la Compagnia, ma anche da preziose new entry. Oltre all’adattamento dell’opera, la Compagnia si è misurata con un allestimento scenico sorprendente, che merita di essere visto. Tra le varie tappe, molto soddisfatti di quella al Teatro Verdi di Firenze, un luogo simbolico, tanto desiderato e finalmente definito.
Sempre nella stagione invernale proseguiranno i tour della Compagnia con altri tre spettacoli: “Cenerentola”, “La spada nella roccia”, “Alice nel Paese delle meraviglie”.
Andrea Cecchi, scarperiese, classe 1982, è il regista della compagnia e in Mortina, insieme ad Alessio Fusi e Simone Fisti, ha curato l’adattamento dei testi. E per il “Filo” racconta la storia speciale di una compagnia teatrale che di strada ne ha fatta tanta. Come le formiche, che non si stancano mai.
Il prossimo anno la Compagnia delle Formiche festeggerà i suoi primi 20 anni. Tanta strada è stata fatta da quel 2003, quando un gruppo di amici, che si ritrovava abitualmente nei locali parrocchiali, iniziò a metter su, per divertimento, il primo spettacolo a Scarperia. Siamo cresciuti come Compagnia, non solo come persone, e si sono presentate, negli anni, delle opportunità importanti che richiedevano una maggiore professionalità e qualità. Quando inizi ad andare oltre il territorio e ti confronti con altre realtà, cominci ad avere nuove esigenze: abbiamo iniziato a fare i provini per attori e ballerini, ad avere professionisti nella realizzazione delle scenografie, delle luci, delle musiche, anche se ci teniamo a prediligere i contatti sul territorio. Ci siamo formati e questa crescita graduale ci sta insegnando molto. Tante cose, però, sono rimaste uguali nel tempo. Siamo una Compagnia cresciuta nel paese, non in una grande città, e restiamo legati alla comunità; a mio parere, ma anche secondo quello di alcuni collaboratori che provengono da tutt’altre esperienze teatrali, questa vicinanza, queste relazioni strette, questa familiarità si avverte. Passiamo molto tempo insieme, condividiamo tanti momenti e anche nelle prove riusciamo ad allenare questa sintonia, per cui, quando arriva un nuovo elemento, trova già un gruppo formato che lo integra, che lo fa sentire in famiglia. Un altro aspetto a cui sono molto legato è il messaggio che accompagna ogni nostra produzione e che ha molto a che vedere con le nostre origini. In tutti i musical, indipendentemente dall’età del nostro pubblico, non vogliamo soltanto intrattenere, divertire, coinvolgere, emozionare, ma vogliamo anche lasciare un messaggio su cui riflettere, una specie di ‘morale’ della storia. E qui vengo anche al ruolo educativo, sia della Compagnia e del modo con cui si pone verso l’esterno, sia dei progetti che abbiamo realizzato negli ultimi tempi.
A cosa ti riferisci? Durante il periodo Covid e di stop forzato abbiamo iniziato a realizzare dei progetti per le Scuole, ossia dei video in cui facevamo dei piccoli spettacoli, a cui abbiamo agganciato varie attività e materiali didattici da usare in classe. Due di questi progetti li stiamo adattando anche per l’attività in presenza e sono ‘L’alfabeto ecologico’ e ‘Le maschere del teatro italiano’. Questa nuova modalità ci ha permesso di andare avanti con il lavoro anche durante l’emergenza e, soprattutto, di entrare in contatto con il mondo educativo e scolastico, con la possibilità di coinvolgere in altre forme i nostri giovani pubblici.
Come descriveresti il rapporto con loro? Innanzitutto il nostro pubblico cambia da spettacolo a spettacolo, perché abbiamo delle produzioni che si rivolgono ai bambini più piccoli o, invece, che sono per tutte le età o, come Love Story, per un pubblico più adulto. Abbiamo però un pubblico molto affettuoso, che ci segue nei vari musical, che ci aspetta alla fine di ogni rappresentazione e tanti bambini cercano l’interazione, le fotografie, il contatto con i nostri personaggi.
Dunque è un rapporto che si crea e si mantiene in presenza o avete anche altri modi di curare le relazioni con i bambini e le loro famiglie? La maggior parte dei rapporti avviene a ridosso delle performance. Abbiamo anche una presenza social – su facebook, Instagram, Twitter e Youtube – che, tuttavia, viene ancora gestita “in casa”, in maniera “artigianale”, con la pubblicazione saltuaria dei contenuti. Nonostante questo, per ogni nostro post, riusciamo ad avere un’elevata interazione, per cui c’è una community che cresce e dimostra di voler restare aggiornata sulle iniziative della Compagnia e che va subito a vedere se c’è una data nella propria città.
Questo vi sta dando visibilità, oltreché soddisfazione… Sì, anche se dovremmo dare maggiore continuità a questa presenza digitale. Un altro modo per farci conoscere è la visibilità del logo e del nostro nome. Ci tengo particolarmente. E sempre faccio in modo che sia evidente il “marchio di origine” dei vari spettacoli: a partire dai cartelli sui camerini, fino ad arrivare al merchandising o alle divise loggate dei collaboratori, deve esserci scritto “Compagnia delle formiche”, assolutamente. Poi sul territorio, ci stiamo facendo conoscere anche per la Scuola MDT, “Mugello Dance Theatre”, che è un po’ il nostro “quartier generale”, dove da qualche tempo abbiamo inserito anche dei corsi di musical e che ci ha consentito anche di crescere dal punto di vista delle coreografie e di avvicinare bambini e famiglie alla Compagnia.
Ti saresti aspettato tutto questo? Era il mio sogno da sempre e non c’è cosa più bella che farlo diventare il proprio lavoro. Certo, la gestione è complessa, perché ci sono anche gli aspetti più burocratici da portare avanti – permessi, autorizzazioni, licenze, ecc. – e che curiamo da soli, ma finora gli sforzi sono stati sempre ripagati dal pubblico che ci fa sentire tutto il suo affetto.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 ottobre 2022