RECENSIONE – Cercasi sogno disperatamente, “Le notti bianche” di Giulio Casale
BARBERINO DI MUGELLO – Prima di tutto due cenni su Giulio Casale che abbiamo incontrato alla Biblioteca di Barberino una settimana prima della sua performance al Corsini.
Si tratta di un artista completo che avevo conosciuto fino a ora solo nelle sue vesti di musicista e cantante e che ho scoperto ora anche come poeta, attore e autore teatrale di tutto rispetto.
E’ uno di quegli artisti che si sono sempre definiti artisti “scomodi”, difficili da imbrigliare o catalogare in una categoria precisa, proprio come dovrebbe essere sempre per i veri artisti. Dalle sue parole si capisce che Giulio ha sempre seguito la sua strada, senza preoccuparsi di opportunità e convenienze, rifuggendo probabilmente da occasioni “facili” e questo me lo fa apprezzare ancora di più.
Ma veniamo al punto.
Un classico è tale perché il messaggio che trasmette è universale e fuori dal tempo. La prova si è avuta al Corsini con “Le notti bianche” che Giulio Casale ha liberamente tratto dall’omonima opera di Dostoevskij.
Universale perché il messaggio che se ne trae non dipende dal contesto o dal luogo in cui è stato ambientato, ma nemmeno dal tempo in cui si svolge la storia. La prova sta nei vari film che si sono ispirati all’originale, molti di essi sono ambientati in luoghi diversi e in epoche diverse e in tutti il tema comune è sempre quello della solitudine dell’individuo nella società contemporanea, quella che più vicino ai nostri tempi fu definita incomunicabilità, uno stato di malessere che costringe le anime più sensibili a rifuggire a una vita piatta, “bidimensionale” come la definisce Casale, rifugiandosi nel sogno.
Il personaggio che emerge dall’interpretazione di Giulio Casale, si spinge oltre. Il suo sognatore non è soltanto quello che cerca di crearsi una realtà virtuale, che gli permetta di sopportare il dolore della propria solitudine. Il sognatore è anche quello che riesce a elaborare sogni e progetti, anche utopici, di inseguire ideali che rappresentino comunque il seme e una speranza di rinascita.
Così ho sentito il finale, molto diverso dall’originale, in cui la fine di questo amore, molto intenso ma brevissimo e fugace, fa riaffondare il sognatore nel suo stato di solitudine senza speranza.
Un plauso anche all’attrice Giulia Briata che è stata l’immagine eterea di questo amore sospeso fra realtà e sogno.
Danilo Nucci
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 dicembre 2019
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