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INTERVISTA – Quattro chiacchiere con l’attore Alessio Boni

Posted On 28 Mar 2019
By : Matteo Cecchini
Comment: 1
Tag: alessio boni, Attore, interviste, regista

FIRENZE – Un componente del gruppo teatrale mugellano “Non Faremo Molto Rumore per Nulla” (qui la scheda) ha intervistato l’attore Alessio Boni, il quale si è gentilmente prestato a rispondere alle domande, in occasione dello spettacolo “Don Chisciotte”, rappresentato al teatro La Pergola di Firenze dal 19 al 24 marzo (articolo qui).

Lei ha più volte detto che il personaggio che ha amato di più è stato Matteo de “La meglio gioventù”; c’è invece un personaggio che ha amato meno o che ha trovato più ostico da interpretare? Non è che Matteo sia il personaggio che ho amato di più, io amo tutti i personaggi che interpreto in modo appassionato (da Caravaggio, al principe Andrej Bolkonskij a Heathcliff in Cime Tempestose…), altrimenti non li sceglierei. Matteo è quello che mi ha cambiato la vita anche dal punto di vista della carriera. Il più difficile è stato Walter Chiari, che ho amato moltissimo, ma più volte ho pensato che mi sarei pentito di aver detto sì a questo lavoro, perché mi scivolava via. Questo è dovuto al fatto che non si trattava di un personaggio come Caravaggio, che ho sempre apprezzato molto, ma noi vediamo i quadri di Caravaggio, conosciamo la sua vita, ma non sappiamo come fosse realmente. Walter Chiari invece è un personaggio conosciuto, su internet c’è tutto su di lui, ma, oltre a leggere tutto il possibile su un personaggio, l’attore deve anche riuscire ad interpretarlo. Una persona di quel tipo è mille sfaccettature dell’umanità, dal suo successo in televisione, la sua relazione con Ava Gardner fino a finire nel baratro. Ci può essere sempre qualcuno che non riconosce il suo Walter Chiari in quello interpretato nel film.

Invece, a proposito de “La meglio gioventù”, ha conosciuto realtà che tutt’oggi si possono definire la meglio gioventù? Sì, certamente, ci sono moltissimi giovani molto brillanti. Ad esempio, i ragazzi che hanno interpretato la Compagnia del Cigno sono ragazzi che studiano più di otto ore al giorno, che non hanno tempo per uscire la sera perché devono dedicarsi allo studio, perché amano la musica e fanno di tutto per perseguire il loro obiettivo. Loro sono la meglio gioventù.

In qualche intervista, lei ha detto che condivide le scelte del maestro Marioni, ma non pensa che, davanti ad un tale atteggiamento, molti ragazzi possano soccombere, pur non facendo notizia? Io ho detto che condivido le scelte del Maestro Marioni per il messaggio che trasmette. Quando ho letto il copione, ho pensato “Che cose meravigliose sta dicendo! Magari avessi avuto un insegnante così!”. Il modo in cui si esprime è un altro discorso, il messaggio che dà è positivo, poiché dice che l’arte non ammette mediocrità, che devi dare tutto te stesso, che darti una pacca sulla spalla per consolazione sia una presa di giro. Ci sono dei ragazzi che soccombono, ma sono una minoranza.

E sono trascurabili? No, non sono trascurabili, mi dispiace molto per quei ragazzi, infatti c’è un caso di questi nella fiction che però è in via di miglioramento. La maggioranza di quei ragazzi ne escono fortificati, perché non credo che essere troppo permissivi sia un modo di voler bene, semplicemente te ne lavi le mani.

Nel Don Chisciotte ad un certo punto vediamo la scena del rogo dei libri presentato come antidoto alla follia. Dato che nella realtà di oggi comunque assistiamo ad un rogo figurato in cui vediamo ostentata l’ignoranza (anche in chi ci rappresenta) quasi fosse un mezzo indispensabile per comunicare; pensa che ci siano delle letture, a partire dai Classici, tuttora disponibili come stimoli per svegliare dal torpore? Come faccio a convincere a leggere chi non vuole leggere? Non posso dire di leggere Aristotele a chi non ha intenzione di farlo. La poesia è per pochi. Però penso che più studi, più ti documenti, meno puoi farti raggirare. Se non hai gli strumenti, tu caschi nei tranelli per mancanza di cultura, come Pinocchio con il Gatto e la Volpe. Devi riuscire ad avere un concetto, un’idea da cui partire.

Parlando di risvegli, la fiction tradizionalmente intesa fa da camomilla o da caffè? La fiction non deve far addormentare, ma deve essere uno stimolo ed è una cosa estremamente positiva, dal momento che le serie televisive devono contenere un messaggio. È molto importante quando queste stimolano a leggere, magari uno vede la fiction di Guerra e Pace, si incuriosisce e decide di iniziare quelle mille pagine. Quando, al termine di uno spettacolo come quello di stasera, uno spettatore mi dice “Mi ha fatto voglia di leggere Don Chisciotte” è per me il miglior complimento, perché capisco di aver raggiunto il mio intento. Questo deve essere il ruolo dell’Arte, di qualsiasi Arte.

Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 marzo 2019

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