INTERVISTA – L’attore Giacomo Dominici ci racconta il “suo Dante”
MUGELLO – È il mugellano Giacomo Dominici, il “Dante” di Alessio Nencioni nel suo ultimo progetto “Go Dante go go go”, una commedia sui generis che ha come protagonista uno pseudo regista impegnato a girare dieci cortometraggi, uno per genere cinematografico (articolo qui). Sarà una sfida sia dal punto di vista tecnico che umano, per un’autoproduzione alternativa che raccoglie al suo interno dieci stili per altrettanti film nel film. Un mosaico all’insegna di una salace comicità. Il film adesso è distribuito anche da Chili e da CG Entertainmen. Abbiamo parlato con Giacomo per scoprire qualche segreto sul film e non solo….
Per prima cosa raccontaci di te, chi è Giacomo? Un attore che abita a Firenze e che non ha mai studiato teatro. Ma non si può dire neanche che sia autodidatta, anzi! Ho studiato molto grazie alla mia insegnante Alessandra Niccolini, ex allieva e collaboratrice del regista Orazio Costa, per poi seguire vari laboratori in giro per l’Italia. Il mio percorso di crescita, quindi, si costruisce grazie al lavoro fatto con Alessandra, ma anche alle esperienza fatte con la Compagnia del Carretto e con il Maggio Fiorentino dove lavoro come attore mimo. Insegno anche “metodo mimico” al Centro di Avviamento all’Espressione con i ragazzi del liceo.
Com’è nato Go dante go go go? Avevo già lavorato con Alessio Nencioni, nel film “Possessione demoniaca”, approcciandomi al mondo del grande schermo come chiunque non abbia ricevuto i “canali” di chi esce da un’accademia di teatro, ovvero gettandomi in questa opportunità. Dopo aver girato “Possessione” dissi ad Alessio che, se avesse voluto girare altro, io sarei stato più che disponibile e così, quando mi ha presentato il progetto di “Go Dante” mi sono nuovamente buttato in questo nuovo progetto. C’è da dire che le pellicole di Alessio sono un po’ particolari, lui è un regista che non ama scendere a compromessi, vuole sono fare film senza le limitazioni che spesso la grande distribuzione impone. È un’opera molto autobiografica per Alessio, perché parla di un regista che non riesce a stare dentro alle dinamiche produttive e che si ritrova a cercare di contrastare situazioni sempre più grandi di lui. Questo lo rende un film comico, con situazioni veramente esilaranti, ma allo stesso tempo lascia in bocca un sapore amaro premendo su alcune contraddizioni in maniera anche un po’ scorretta, alle volte. Dante è un ragazzo senza grandi abilità che però, a dispetto di tutti, vuole lasciare un segno, dimostrando che non è un fallito: lui vuole fare cinema, nonostante le difficoltà. La cosa interessante è che Dante è sì il protagonista, ma spesso sparisce trasformando la storia in un’opera corale. È un canto d’amore verso il cinema.
Com’è stato interpretare Dante? Divertente! Il protagonista è molto simile al regista, perché come ho già detto c’è qualcosa di autobiografico nel copione, e quindi non è stato difficile immedesimarsi. Non è stato facile, invece, ricoprire i “diversi ruoli” che Dante ricopriva. Inoltre, in questa produzione c’erano tante cose da fare sul set perché tutti abbiamo cercato di aiutare come potevamo ed infine, insieme a Giacomo Casali, che nel film interpretava il mio migliore amico, abbiamo aiutato gli attori con meno esperienza. Se Giacomo è riuscito a rendere il suo personaggio di una naturalezza invidiabile, con Dante è stato un po’ più complicato perché non si trattava di un “ragazzo normale”, lui parla in maniera complicata, utilizzando termini astrusi, perciò un approccio “semplice” non mi sembrava idoneo. Però mi sono divertito a cercare di seguire quello che chiedeva il regista, ma anche ad osare un po’.
Il film è stato girato prima del Covid, com’è adesso lavorare in questo mondo? Le difficoltà sono tantissime, in generale, ed il mondo dello spettacolo sta vivendo un momento drammatico. Io mi reputo “fortunato tra gli sfortunati” perché in ogni caso sono riuscito comunque a lavorare. Penso perciò che “Go Dante go go go” sia un film più attuale che mai, nonostante sia stato girato prima della pandemia, ma perché entrambe le cose – il film ed il virus- ci hanno fatto rendere conto che il mondo dell’arte e della cultura in Italia non è abbastanza considerato e questo, di conseguenza, lo chiude in se stesso. Si preferisce puntare i riflettori sul calcio che aiutare la cultura. Per questo amo il lavoro di Alessio che, anche di fronte a grandi difficoltà, fa di tutto per portare avanti la propria attività. Le persone ci vedono come dei privilegiati, che ogni giorno vivono della loro passione, dei perdigiorno, ma più spesso siamo persone che per realizzare il proprio sogno vanno anche in rimessa.
Tu sei nato in Mugello, terra di arte e cultura, ha influito, secondo te, nella crescita della tua passione? I miei genitori sono separati, e quindi io ho vissuto in due realtà distinte. Fino a 14 anni ho vissuto a Borgo San Lorenzo, con mia mamma, mentre quando sono andato al liceo vivevo ad Agliana con mio padre e tornavo a Borgo il fine settimana. Per me, quindi, il Mugello è, sì, casa ma anche madre. Vivo un senso di ritorno ed accoglienza ogni volta che torno. Per tanti anni ho partecipato con mia mamma, Beatrice Niccolai, all’evento “Il vicolo della poesia” e a quei tempi in pochi, in Mugello, sapevano che lei fosse una scrittrice, era più conosciuta sul web e tante persone venivano a Borgo per parlare con lei e questo non solo ha influito su di me e sulle mie scelte ma mi ha anche permesso di imparare molte cose. Il Mugello è stato per me anche culla. Inoltre, la natura incontaminata che trovo qui è incredibile: senti che la terra è presente. Il lavoro che ho svolto con Alessandra Niccolini sul metodo mimico mi ha permesso di capire che il corpo deve diventare parole e viceversa, e per far questo è necessaria un’importante partecipazione del mondo naturale. In Mugello, poi, c’è qualcosa di selvaggio ed io amo le sue montagne dove vado spesso a camminare. È anche il luogo dove sto lavorando ad un nuovo progetto teatrale. Il Mugello è pieno di sapori e di spirito, è come se qualcosa permanesse nel tempo e quello mi dà energia.
Torniamo a Dante, è un progetto che ancora ti appassiona molto, per quanto concluso….Sì, credo proprio che sia un film che merita di essere visto perché esce fuori da seminato. Adesso sarà distribuito anche da “Chili” e “CG Entertainment”, quindi sarà fruibile da più persone, e questo mi rende veramente felice. Vorrei che si riuscisse, quando i tempi saranno migliori, ad organizzare una proiezione anche in Mugello; vorrei ricreare l’atmosfera che ho visto al “Teatro della Compagnia”, era un vero e proprio evento perché tante persone si erano raccolte per vedere qualcosa che non sarebbe esistito se non grazie a loro ed alla loro presenza.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 Aprile 2021