Teatro Corsini, una chiusura “immeritata”. Ma Catalyst non s’arrende
BARBERINO DI MUGELLO – “Non ci aspettavamo questo stop, perché comunque tutti i teatri, con fatica, erano impegnati nella ripartenza, sia a livello nazionale che locale. Era tutto pronto, stavano partendo le stagioni, alcune erano già avviate. E anche noi, a Barberino eravamo pronti a fare una stagione a “blocchi” temporali, con una programmazione trimestrale. Pochi giorni fa eravamo al lavoro per scegliere la copertina della prima parte di stagione”. E’ sconcertata Emilia Paternostro, la responsabile dell’associazione Catalyst, che gestisce il teatro comunale di Barberino. Il teatro più grande del Mugello, con i suoi 450 posti, la struttura che ogni anno mette in scene decine e decine di eventi per ragazzi e adulti, con le più diverse attività.
Paternostro non si capacita: “Perché farci chiudere? Perché far chiudere un settore che ha dimostrato una buona capacità di adattamento, ed anche di essere molto ligio alle prescrizioni, visto, sono dati Agis, che la programmazione estiva ha visto 65mila spettatori a livello nazionale e un solo contagio. Questo vuol dire che abbiamo seguito tutte le indicazioni: dagli spettatori con la mascherina alla modifica della programmazione degli spettacoli che sono stati cambiati. Allora ci domandiamo perché chiudere un comparto che è forza lavoro, e non poca. Poi non voglio fare scontri tra categorie e capisco anche che si sono chiuse, a fronte di numeri in crescita di una pandemia che mette in crisi la sanità al livello nazionale, le attività che implicano l’uscire la sera, quelle portano le persone ad aggregarsi. Lo capisco, ma d’altra parte mi fa ancora più rabbia perché penso che luoghi sicuri ed enormi come il teatro di barberino che ha 450 posti possano essere utilizzati come un luogo di pensiero, riattivando quei momenti di comunità dei quali c’è gran bisogno. Va bene non dobbiamo uscire, non dobbiamo aggregarci ma nei luoghi sicuri si poteva iniziare a farlo”.
Questo stop improvviso e inatteso è dunque arrivato. Cosa hanno perso Barberino e il Mugello? “Per adesso -risponde la responsabile di Catalyst- una prima parte di stagione , una serie di spettacoli per ragazzi e adulti: ne avevamo già preparati 5-6, come appuntamenti fissi. Erano spettacoli non solo per bambini ma in grado di coinvolgere anche i genitori, con l’idea di cercare di dar serenità ad una fascia che forse è quella che più ha bisogno di normalità. Poi era in cartellone il debutto del nuovo lavoro di Alessandro Benvenuti, ideato durante il periodo di lockdown, un monologo nuovissimo che doveva aprire la stagione; e poi un percorso dedicato alle donne con Daniela Morozzi e Chiara Riondino. Ma io -sorride Emilia Paternostro- sono ancora fiduciosa: ci hanno detto fino al 24 novembre…. ” Paternostro continua: “Il teatro non è comunque chiuso: sono ferme le attività rivolte al pubblico ma non quelle che facciamo senza pubblico, di attività, di prove”.
Il teatro di Barberino e il suo stop ha anche risvolti occupazionali. “Qui -nota Paternostro- ruotano almeno una ventina di lavoratori con diverse situazioni, tempi e mansioni. È forza lavoro, e dietro a loro ci sono le famiglie, e questo provoca una grandissima preoccupazione. Eravamo riusciti ad ammortizzare il blocco invernale con una stagione estiva che ci aveva dato una nuova energia però poi questo secondo blocco non so cosa potrà comportare. C’è poi la parte dei corsi per ragazzi e, guardando tra le pieghe del decreto, credo si possa ancora portare avanti. Le attività formative rivolte ai ragazzi non sono fermate ed è già una luce che teniamo. Poi c’è l’attività legata ai progetti di residenza con compagnie che proveranno spettacoli che dovevano debuttare adesso”.
Poi Paternostro torna a riflettere sulla situazione generale: “Quello accade ci costringe a rinnovarci sempre ma non vogliamo perderci d’animo. Certo, ogni volta che prendiamo un nuovo indirizzo, poi scopriamo che non è quella giusto. Siamo un po’ spaesati, ma non sfiduciati”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 Novembre 2020