RECENSIONI – L’Antologia di Spoon River letta da Gifuni
FIRENZE – Un grande evento si è svolto lunedì 3 giugno al Teatro Goldoni in occasione del festival degli scrittori, Premio Von Rezzori per la traduzione. La serata è stata presentata da Andrea Bajani, che ha introdotto gli interventi di Andrea Landolfi e Enrico Terrinoni, vincitore del premio. Entrambi hanno evidenziato l’arduo compito del traduttore, secondo argomentazioni che avrebbero trovato accordo con quanto sostiene George Mounin, per cui il tradurre è un trasportare, non una mera trascrizione. L’azione del traduttore è infatti quella di rendere la pura essenza dell’opera, si ribadisce infatti il legame etimologico che vi è fra “traduzione” e “tradizione”, per cui in essa ci può essere uno scarto, ma anche un guadagno.
Ci sono state poi due toccanti letture in lingua originale dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, a cura di Colm Tòibìn e Elif Batuman.
Al termine di questa prima parte, è entrato Fabrizio Gifuni, con un incedere lento e partecipato, che ha alimentato un’atmosfera già coinvolta, con gli spettatori già proiettati alla ricerca del disvelamento del mistero ineffabile della morte. Gifuni ha iniziato a interpretare il caposaldo della poesia sepolcrale, dando vita ad ogni parola grazie alla pulizia di linguaggio e alla plasticità che gli sono proprie. Il non lasciare pause eccessive tra un personaggio e l’altro ha conferito ulteriore dinamica ad un quadro di per sé già variegato. La voce dell’attore, che si è prestata ad animare tutti i sepolti, non ha avuto bisogno di eccessivi cambiamenti, ma sono stati sufficienti tocchi e stili lievemente diversi, quasi a sottolineare un destino comune seppur con le rispettive differenze. Si è passati dall’umanità spalancata di Tom Rhodes, dedito alla ricerca di tesori terreni, al dolore di Eugene Todd, fino allo struggente e poetico “Sulla collina”, recitato alla fine, che ha dato il tocco finale ad una musicalità che è emersa già da subito.
Molte barriere del monde reale sono crollate: un’unica voce ha parlato per tutti coloro che non erano più in grado di farlo, come i morti di Spoon River. Similmente, l’opera del traduttore costantemente dà voce a testi sia nuovi sia accreditati.
Gifuni, con la sua energica interpretazione, ha tappato la bocca a chi, come spesso accade alla sottoscritta, cerca spesso la nota negativa.
E quindi, signori artisti, se riuscite a farci tacere con tale competenza e dedizione, il nostro non sarà solo silenzio, ma ci alzeremo in piedi e continueremo quell’applauso commosso e appassionato, che il 3 giugno al Goldoni è durato più di cinque minuti.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 Giugno 2019