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RECENSIONE – Salvata: una vita da raccontare per non dare niente per scontato.

Posted On 31 Lug 2020
By : Caterina Tortoli
Comment: 0
Tag: anna meacci, Barberino di Mugello, caterina tortoli, Compagnia Catalyst, recensioni, salvata

BARBERINO DI MUGELLO – Domenica 26 luglio, nell’Area Eventi Andolaccio, è andato in scena lo spettacolo “Salvata” di e con Anna Meacci, a conclusione della rassegna di monologhi “Personae”, in cui l’attrice ha interpretato personaggi dalle vite straordinarie. Questa avrebbe dovuto essere la volta di Salvata Del Carlo, l’ultima sopravvissuta al Titanic e, in parte, è stata la sua serata. Ma non del tutto poiché la Meacci ha cambiato il copione solo la notte precedente alla messa in scena: infatti, si era resa conto che tutti i personaggi da lei raccontati avevano un filo conduttore, ovvero la sua mamma. Partendo da aneddoti della propria infanzia, in cui sono emersi il confronto con la sorella, il voler avere un rapporto con la madre, che le raccontava storie mentre cuciva, Meacci ha trovato un trait d’union fra l’avversione che la madre sentiva per gli americani e la vicenda del Titanic. È stato proprio con questo passaggio che gli spettatori hanno capito che il copione sarebbe stato in parte rispettato, avevano infatti temuto che la storia del Titanic fosse stata accantonata, tanto che alcuni si stavano quasi facendo la stessa domanda che si fece Meacci alla fine del primo tempo della proiezione del film di Cameron “Ma quest’iceberg, quando arriva?”. Ed è arrivato, a partire da un discorso sull’immigrazione, in cui è emerso che i popoli migrano sempre, ma lo straniero è sempre  visto come un delinquente e, da dovunque venga o dovunque vada, “puzza”, sia che si tratti dell’Italiano emigrato in America sia del Siriano che vuole andare in Germania. C’è tuttavia un altro legame che può unire i due racconti, quello della mamma di Anna e la storia di Salvata: tale liaison si può vedere nel miracolo della vita. Fra tutti i monologhi della Meacci, questo è l’unico che celebra la vita solamente per il fatto di essere vita. Salvata non viene scelta per le sue grandi imprese, ma per essere stata “Salvata”, perché, nonostante la fatalità l’abbia messa in pericolo, è riuscita a farcela, essendo tratta in salvo, poiché si trovava nel ventre materno. La madre è protezione, è sicurezza, per questo Anna amava rifugiarsi sotto il tavolo su cui la madre preparava le stoffe, per recuperare quell’idea di casa, che spesso è proprio il legame con la figura materna a rendere così forte. Infatti, l’attrice ha concluso il suo spettacolo dedicandolo alla sua famiglia, dicendo che per avere dei ricordi dobbiamo dare valore al presente, poiché è dalla vita di tutti i giorni che possiamo estrarre l’epicità per poi revocarla e renderla indissolubile. Forse è proprio per questo attaccamento al tema che la Meacci non è riuscita a reprimere le proprie emozioni, ha parlato talvolta con voce rotta e commossa, il che l’ha a volte fatta inciampare su alcuni termini, ciononostante ha portato avanti lo spettacolo con ironia e spontaneità. L’alternarsi di un lessico confidenziale e uno più preciso ha acuito l’attenzione del pubblico, i cui commenti e risate si sono del tutto zittiti quando è stato narrato dello scontro del transatlantico con l’iceberg: il silenzio che si è fatto di colpo è stato un riconoscimento dell’opera più forte degli applausi finali.

L’attrice Anna Meacci con la sua famiglia, a cui ha dedicato lo spettacolo

 

Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 luglio 2020

 

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