RECENSIONI – La Cena delle Ceneri, un thriller filosofico
BORGO SAN LORENZO – Lo spazio teatrale MICROSCENA dell’attore e regista Marco Paoli, in via Brocchi 46 di Borgo San Lorenzo, è ridotto e molto promettente nella scritta LIVE ART, che fa pensare di star per assistere a un evento diverso dal solito, durante il quale il luogo dell’azione dovrà materializzarsi nella visione mentale dello spettatore.
Qui è andato in scena sabato 1 giugno 2019 LA CENA DELLE CENERI, dramma scritto da Matteo Cecchini e Christian Cheru Balsamo, nel monologo recitato da Matteo Cecchini e penultimo spettacolo della stagione.
La scenografia è di cinque sedie disposte a semicerchio, ognuna di esse con un cartello dov’è scritto un nome e illuminata nel perimetro della propria pianta con luci in serie: quanto basterà per far vivere la storia.
L’esordio, a scena vuota, voce profonda al microfono in sala e voce da dietro le quinte, alternate, ha creato un’atmosfera suggestiva e l’annuncio assorto dell’ imminente cena con amici prepara lo spettatore ad azioni che di esteriore avranno il drammatico esito finale, perché accadranno nell’interiorità della coscienza dei personaggi.
L’attore compare al pubblico come padrone di casa Cipriano, la cui sedia è convenientemente centrale nel semicerchio, e presenta i quattro ospiti: Anselmo e Loris alla sua destra e Pasta e Livio a sinistra. Non si tratta di una normale cena per ritrovarsi tra vecchi amici, ma per parlare e solo alla fine, come impone Cipriano, come fosse l’ultima portata ,speciale, da consumare con il tempo che essa richiede.
Al momento giusto, Cipriano informa gli ospiti che è stato visto, in una città dopo tanti anni, Piero Collo, loro compagno di lotta partigiana e traditore degli amici, tra questi lo stesso Cipriano e Ada, rimasta, però, uccisa dai fascisti, insieme ad altri compagni. Tutti loro avevano giurato che se avessero mai rivisto il traditore l’avrebbero ucciso, morsi anche dal dubbio che egli non fosse stato preso e costretto a tradire, ma che avesse voluto vendere i compagni, restando vivo e passando dalla parte dei fascisti.
Ora ognuno di loro è chiamato a prendere una decisione su quel vecchio patto.
Matteo Cecchini, sulla sedia di ognuno dei suoi ospiti, ne veste i panni, interpretandone magistralmente il carattere, i mutamenti di coscienza avvenuti negli anni e la conseguente decisione richiesta in quell’incontro.
Tra le possibili soluzioni, vendicarsi,uccidere, denunciare il traditore o metterci una pietra sopra visto il tempo trascorso, solo Livio sembra deciso a mantener fede alla promessa fatta, cioè uccidere Piero Collo. Gli altri con argomentazioni indecifrabili talvolta, ma compatibili con la personalità di ciascuno, non condividono più quello che si erano ripromessi quaranta, cinquant’anni prima.
Ada era la giovane donna amore di Cipriano, che non è più riuscito a sostituire il vuoto da lei lasciato, rimasto pieno di ricordi e di presenza. Per un minuto anche Ada si materializza in scena, quando Cipriano ne ricorda le belle gambe accavallate, il piede elegantemente inarcato, che faceva scivolar fuori il tallone dalle scarpe basse.
Ma la risoluzione scaturita dalla cena,amaramente, ha sbiadito il passato.
Rimasto solo, Cipriano capisce che, inconsapevolmente, chiamando gli ex compagni di lotta per decidere insieme, anche lui forse aveva già scelto la stessa soluzione. In colpa verso Ada, cui chiede perdono ripetendone il nome, decide la sua soluzione alla sofferenza di tanti anni e alla sua inadempienza al riscatto di quella morte. Cipriano, tra parole ripetute senza convinzione in una preghiera meccanica, si spara.
Per tutta la durata del dramma il pubblico è rimasto muto e catturato, nelle pieghe della propria coscienza, dalla riflessione sulla storia, sulla lotta per la libertà, sulla nostra vita passata che non lascia traccia e su quella presente ,che egoisticamente prevarica su tutto ma resta inibita nell’azione.
Il testo del dramma affronta tematiche diverse e profonde, che varrebbe la pena di sviluppare e scandagliare in meritatissime, numerose repliche ed è ciò che ci auspichiamo.
Bravissimi i drammaturghi e bravissimo Cecchini interprete, la loro attenzione a una vicenda del passato mostra sensibilità ai problemi del presente e impegno a cercare, ad essi, delle risposte.
Rosa Carniato
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 Giugno 2019
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