RECENSIONI – “In nome del padre”, un grande Mario Perrotta al Teatro Corsini
BARBERINO – Siamo di nuovo a parlare di teatro di parola che ha estimatori e detrattori. La qualità è sempre quella che fa la differenza e quando sul palcoscenico ci sono attori come Mario Perrotta, che avevo già visto nei panni di uno straordinario Antonio Ligabue in “Un bès” di qualche anno fa, qualunque discussione è superflua.
In questo “In nome del padre”, presentato al Corsini, Perrotta ci mette di fronte a tre padri molto diversi l’uno dall’altro per nascita, cultura, estrazione sociale, ma tutti accomunati dalla loro specificità di non essere modelli da seguire. Se c’era un rischio di fare dei tre personaggi altrettante “macchiette”, Perrotta l’ha superato alla grande, mostrandoci personaggi veri, come ci capita di osservarne nella nostra quotidianità, tutti a loro modo espressione di una figura paterna in crisi che ha perduto definitivamente il ruolo di un tempo in una società patriarcale che non c’è più e alla ricerca disperata di nuovi equilibri.
Che dire dell’interpretazione? Si è detto e scritto molto sulla ricerca dell’immedesimazione dell’attore nel personaggio. Figuriamoci la difficoltà di rappresentare quasi contemporaneamente tre personaggi così diversi, che si alternano con cambi continui e ritmi che sul finale si fanno molto serrati. Veramente una prova straordinaria!
Un grazie particolare agli amici di Catalyst che riescono a regalarci serate come questa.
Danilo Nucci
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 Aprile 2019
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