RECENSIONE – “Montecristo” al Castello di Barberino di Mugello
BARBERINO DI MUGELLO – “L’unico modo di sfuggire alla condizione di prigioniero è capire come è fatta la prigione…”
Si è parlato di libertà, la scorsa domenica al castello di Barberino nell’ambito del festival “La rinascita inizia dalla bellezza” (articolo qui). Riccardo Rombi affronta il tema più importante, una perdita che, seppur in piccola parte abbiamo sperimentato durante i tre mesi di lockdown. Ed è un spettacolo intenso, quello tratto dal racconto di Italo Calvino che affronta la prigionia di Edmond Dantès, il conte di Montecristo.
Il monologo si apre con Calvino-Dantès nella cella del Castello d’If. È ridotto ad una larva. L’unica finestrella che c’è non inquadra nessuna vista. Difficile distinguere il susseguire delle ore e delle stagioni. Le immagini che uno si fa stando rinchiuso, si susseguono e non s’escludono a vicenda. Infine arriva il mare che nella narrazione calviniana è prima in tempesta, poi calmo, ma anch’esso prigioniero, come nella tromba di una conchiglia. Il tempo e lo spazio si confondono. E Rombi, giocando con il suono ed il volume delle parole riesce a trasmettere al pubblico una sensazione di claustrofobia difficile da scrollarsi di dosso.
La scenografia quasi inesistente ha reso l’esibizione del regista e attore ancora più vivida dando modo allo spettatore di immedesimarsi nel racconto.
Lo spettacolo del 23 luglio si terrà non a Galliano, come pubblicato sul volantino, ma ai giardini di Badia a Barberino di Mugello.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 Luglio 2020