RECENSIONE – Lezione di “democrazia corinthiana” al Corsini
BARBERINO DI MUGELLO – Abbiamo assistito al Corsini al secondo appuntamento con Anna Meacci che, nello sviluppo del suo progetto “Personae”, dopo Artemisia, ci ha fatto scoprire Socrates.
Che cosa unisce questi due personaggi, apparentemente così diversi e lontani fra loro nel tempo e nello spazio? Da un lato c’è una pittrice del 1600, dall’altro un talentuoso calciatore brasiliano degli anni ’80. L’elemento comune è la volontà di lottare per cambiare la società che hanno vissuto entrambi come una prigione fatta di pregiudizi e catene da spezzare.
Anche questa volta Anna è riuscita a catturare l’attenzione degli spettatori mischiando sapientemente le esperienze personali, i propri ricordi, con la vita del calciatore, le sue imprese sportive e il suo coraggio, la sua forza trainante nello sfidare il regime dittatoriale del suo paese, attraverso la metafora della costruzione di un modello di società calcistica (il Corinthias), specchio fedele del suo sogno di trasformazione della società civile verso la democrazia.
La sottile ironia della narratrice ha reso ancora più gradevole la storia alleggerendo un po’ la tensione di fronte al racconto di eventi drammatici.
Come è emerso chiaramente dal suo racconto, la dittatura di quegli anni in Brasile è stata quasi del tutto ignorata in Italia. I miei ricordi di quel campionato 1984-85, che ho seguito in tutte le partite allo stadio di Firenze, riguardano prevalentemente il calciatore, mentre si diceva allora assai poco di ciò che Socrates aveva rappresentato nella lotta alla dittatura nel suo paese.
Eppure, anche soltanto da un punto di vista prettamente sportivo Socrates, il “Dottore”, godeva di tutta la mia ammirazione. Poteva toccare soltanto dieci volte la palla in tutta la partita, poteva segnare un gol, oppure no, ma per me quella era l’essenza del calcio.
Devo riconoscere di essere stato a quel tempo in netta minoranza, di fronte alla maggior parte dei tifosi che avrebbero voluto semplicemente una macchina da gol. Io ricordo invece nitidamente quel suo modo di muoversi per il campo, quasi distratto o assente dal gioco e poi le sue rapide ripartenze, la sua visione del gioco, il suo tocco di palla delicato che sapeva trasformarsi improvvisamente in un tiro potente. I suoi movimenti armonici e leggeri mi avevano ricordato un po’ Cassius Clay nella boxe.
La scoperta di nuovi particolari sulla sua vita non sportiva, ha accresciuto ulteriormente il mio interesse e apprezzamento per il personaggio.
Ora non resta che aspettare il prossimo appuntamento di Anna con Antonio Meucci.
Danilo Nucci
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 gennaio 2020