RECENSIONE – Clowns a teatro, “Alfonso Castaldi Pristol Hotel”
BARBERINO DI MUGELLO – A chi non ha una certa età il nome Grock dirà ben poco. Ricordo di averlo visto da bambino in una delle sue ultime apparizioni sulla neonata televisione di stato. Era un clown, nell’espressione più nobile del termine, un polistrumentista che incantava con le sue gags e i suoi assoli musicali.
A questo ho pensato quando ho visto al Corsini l’anteprima nazionale di “Alfonso Castaldi Pristol Hotel” di Riccardo Rombi, nato da una collaborazione fra Catalyst e Camillocromo.
Il titolo mi aveva incuriosito subito e Riccardo ci ha raccontato prima dello spettacolo del suo riferimento a quello strano compositore italiano, costretto a emigrare ai primi del ‘900 in Romania, senza più tornare in Italia, un antesignano delle fughe dei cervelli dei nostri giorni.
L’idea, originalissima, è quella di una casa di cura in cui sono tenuti segregati alcuni musicisti, colpevoli di essere ossessionati dalla ricerca del motivo musicale perfetto. La cura “disintossicante” consiste nella sottrazione dei loro strumenti.
Nonostante questo, trovano il modo di suonare la loro musica, adattando oggetti impropri ad emettere suoni. Così una stampella diventa un clarinetto, un palloncino, corde da pizzicare, addobbi dell’albero di Natale, note da suonare, contenitori vari, strumenti da percussione, ecc., con risultati straordinari e suggestivi, così, fino alla riconquista definitiva dei loro strumenti.
Siamo stati deliziati da strumentisti d’eccezione ma contemporaneamente anche attori comici nella tradizione più pura del clown, nel senso che ho ricordato all’inizio.
A tenere ben cucito il tutto, una straordinaria Giorgia Calandrini, in una recitazione assurda, grottesca, estremamente intonata allo spirito dello spettacolo.
Stasera la prima. Non perdetela. E’ uno spettacolo destinato a lunga vita e che non può che migliorare con il passare delle repliche.
Concludo ricordando la funzione insostituibile del Teatro Corsini anche in un momento così critico per Barberino, come punto di aggregazione e di riaffermazione culturale della comunità. Il teatro è anche questo.
Danilo Nucci
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 dicembre 2019