“Io dico no”, la nuova produzione degli ApiCultori diretta da Anna Scalabrini
VICCHIO – Martedì 14 Maggio al Teatro Giotto di Vicchio debutterà Io dico no, l’ultima fatica del Laboratorio teatrale ApiCultori del Liceo Giotto Ulivi, diretto da Anna Scalabrini e Matteo Timori.
Lo spettacolo è frutto di un lavoro drammaturgico collettivo e si articola intorno a tre vicende umane reali, tre storie di donne ferite, prigioniere di tradizioni che tarpano le ali della loro autodeterminazione, e di leggi che le intrappolano nella sottomissione all’universo maschile.
Gli studenti, attraverso l’impegno drammaturgico e attoriale, propongono una riflessione sui valori e le concezioni che soggiaciono ad alcuni episodi estremi di violazione e sopraffazione: s’interrogano sull’insensatezza e l’oscenità della violenza, ne pesano le responsabilità individuali e collettive.
Il percorso del laboratorio non si ferma dunque alla denuncia, ma va caccia dell’umano oltre la bestialità della Storia: attraverso i quadri dello spettacolo le ferite diventano cicatrici e la violenza è mutuata e sconfitta, neutralizzata dalla ragionevolezza e dalla forza dello spirito.
“Spazio scenico quasi nudo per Aisha, Franca, Carmelina. Qualche sedia, o un tavolo.
Tutto il resto è storie già sentite, e corpi” racconta la regista Anna Scalabrini
“lo spettacolo è animato dalle migliaia di storie che le tre giovani recitano, interpretando la loro singola parte. In questo momento, mentre leggiamo il programma di sala, il nostro progetto è solo teatro, ma da qualche parte sta succedendo per davvero. Storie vere, le nostre, raccontate all’infinito, come se non riuscissimo a tenerle a mente e ad evitarle. Di fronte a tale emergenza i ragazzi del laboratorio degli Apicultori, le Api (come amiamo chiamarci) hanno deciso di impegnarsi alacremente su un tema così drammatico e dilagante.
Divulgare con i loro mezzi artistici e fortemente emotivi la vergogna della violenza carnale sulle donne, ha unito e rafforzato il concetto di gruppo e di unione. Alla faccia di paure, fatiche e fragilità.
Rettifichiamo dunque: lo spazio scenico non è nudo. È carico delle voci e dei corpi di tutti quelli che ruotano e agiscono intorno ad Aisha, a Franca, a Carmelina. Sono gli attori a riempire angoli e centimetri, a portare il peso leggero della loro espressività. Le pause ad effetto, i gesti studiati, gli sguardi diretti. Sono i ragazzi, sono gli adolescenti, sono questi studenti. Figli e adulti, proprietari di questo presente in cambiamento.”
C.C.B
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 maggio 2019