CRITICONE – Antigone: una contraddizione di vedute
BORGO SAN LORENZO – Le stagioni 2019 – 2020 dei teatri mugellani erano state talmente positive siano ad ora che il Criticone si era dovuto esimere dal prendere in mano il suo fantomatico taccuino. Non è però mai detta l’ultima parola, o soprattutto non è ancora calato l’ultimo sipario: sicuramente l’Antigone messa in scena al Teatro Giotto di Borgo San Lorenzo martedì 4 febbraio ha portato talmente tanti dubbi che sarebbe peccaminoso tenerli in segreto. Quella che sarebbe dovuta essere una rivisitazione è stata uno smembramento del testo originale, che si diceva essere asciugato: è stato bensì fatto a brandelli, lasciato evaporare sotto agli occhi e agli orecchi del pubblico. Ben intesi: non si condanna un’operazione di riscrittura del testo drammaturgico, ma questa diventa esecranda quando si va a appannare la complessità e la bellezza di una tragedia di questo valore. Il taglio alla parte iniziale ha provocato un ribaltamento del significato, poiché quella che da un’auctoritas di non poco conto come Hegel era stata definita l’opera del conflitto fra ragion di Stato e affetti familiari, è diventata un excursus sui pregiudizi di genere. Senz’altro questi emergono nel testo, ma non ha senso sottolineare la forza femminile in questo ambito se non si fa riferimento al grande tema del rapporto fra legalità e legittimità, che forse trova maggiore attualizzazione rispetto agli altri aspetti. Ciò che è imperdonabile per dei grecisti, sarebbe forse potuto passare quasi inosservato da chi apprezza un teatro più dinamico, ma la staticità degli attori ha esentato anche da una possibile concessione di grazia. Non in tutti si è vista però questa negligenza, gli attori minori hanno portato diligentemente a termine il loro compito, senza inciampi. I protagonisti hanno invece fatto un uso smisurato di enfasi e toni ampollosi, senza alcun ricorso a modi pratici e concreti, che avrebbero permesso un maggiore coinvolgimento di tutti. Abbiamo quindi assistito ad una contraddizione in termini: da un lato si è ricercata una visione più moderna attraverso tagli e controtagli al testo che così ha perso il suo vigore e dall’altra si è rifuggiti dall’utilizzo di modi naturali, che avrebbero potuto far trapelare il valore dell’opera. Non si è perduto però il senso del genere letterario: in fin dei conti, il risultato è una tragedia.
Il Criticone
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 febbraio 2020