A porte chiuse – Qual è il senso del teatro? La parola ai mugellani
BORGO SAN LORENZO – Cosa significa teatro? È risaputo che venga dal greco theaomai, che significa “vedere”, il che sembra convincere del fatto che si tratti di un’arte visiva, per il cui il senso maggiormente coinvolto sembra essere appunto la vista. D’altra parte, come ha affermato Lorenzo Mango nella rivista ITINERA, si è soliti dire “vado a vedere uno spettacolo” e non “vado ad udire uno spettacolo”, talvolta si usa “ vado ad assistere ad un’opera”, ma anche a giudicare dal linguaggio sembra scontato quale senso sia il maggiormente coinvolto durante la fruizione di uno spettacolo. Ciononostante, il fruitore viene talvolta coinvolto in senso pieno, sia perché spesso risulta indispensabile anche il coinvolgimento dell’udito e di altri sensi, sia perché a volte, pur non essendo sollecitati tutti e cinque i sensi, lo spettatore si sente immerso a tutto tondo. Già questa semplice considerazione potrebbe portarci a concordare con Mango nel non includere il teatro unicamente nelle arti visive, poiché si tratta di un’arte più complessa, non riducibile ad una percezione di tipo visivo. In questi giorni, abbiamo fatto circolare un sondaggio fra i mugellani, intitolato con il gioco di parole “il senso del teatro”, in cui si chiedeva di rispondere a domande a risposta multipla che riflettevano sul tipo di percezione che si può avere di uno spettacolo. In pochissimo tempo abbiamo ottenuto più di 90 questionari, in cui l’età degli intervistati va da un minimo di 15 ad un massimo di 71 anni. I sensi principalmente impiegati durante la “visione” di uno spettacolo risultano essere la vista e l’udito, tanto che il senso principale viene individuato dal 68% degli intervistati nella vista e dal 34.8% nell’udito, mentre una persona indica come senso principale proprio l’odorato, il che ha destato una grande curiosità. Non sappiamo se si tratti di una risposta veritiera, ma bisogna considerare che l’odorato ha un grande peso mentre si assiste ad uno spettacolo: infatti, il 6.7% lo indica come senso indispensabile per una buona fruizione. D’altro canto, il sollecitare sensi diversi dalla vista e l’udito negli spettatori potrebbe essere una buona carta da giocare dalla regia, poiché rendere maggiormente significativa l’opera per persone che hanno difetti ai due sensi precedenti. Inoltre, 50 persone si sono dimostrate favorevoli in un coinvolgimento dell’odorato, 39 in quello del tatto e 16 in quello del gusto. Alla domanda “quali sensi non vorresti che fossero coinvolti”, 62 persone su 90 hanno risposto “nessuno”, che equivale a dire “non escluderei alcun senso”. Già dalle prime tre risposte abbiamo un chiaro risultato di come il pubblico mugellano sia interessato a sperimentare e non si limiti a desiderare una fruizione “classica”, bensì molti siano curiosi di fare un’esperienza in cui si possano utilizzare anche il tatto, il gusto e l’odorato. È inoltre da sottolineare che la maggior parte degli intervistati (48. 3%) sembra apprezzare il teatro, poiché non rientra nella percentuale di chi vi si reca meno di una volta all’anno, ma neppure nella percentuale di coloro che sono grandi frequentatori. L’8% dichiara di aver assistito a spettacoli in cui erano coinvolti tutti e 5 i sensi, il che non è facilissimo da trovare, poiché spesso quando si sollecitano gusto, odorato, tatto e udito, viene per esempio esclusa la vista. Alla domanda più sofisticata “Hai mai assistito ad uno spettacolo in cui, pur non essendo coinvolti tutti i sensi, ti è sembrato che lo fossero?”, un 60% risponde negativamente, un 40% in maniera affermativa: sarebbe interessante in un futuro sondaggio capire di che tipo di opera si trattasse. Un altro passo potrebbe essere capire, dato che si parla molto di teatro in streaming, se questi risultati potrebbero portare un sostegno o meno alla proposta di un teatro in televisione. Da questi dati, vista la curiosità e la voglia di sperimentare degli intervistati, una possibilità del genere sembra essere esclusa per un periodo in cui si sia al sicuro dall’emergenza sanitaria. Questi risultati potrebbero infatti essere un contributo significativo per la ripresa dei teatri nel periodo post – pandemia, quando addirittura potremo fare uso del tatto. Forse, se usiamo questo tempo per fare indagini per poi mettere in pratica le scoperte in un futuro in cui il Covid19 sarà un ricordo da tenere bene a mente, potremmo cambiare il modo di intendere il teatro stesso. Forse non arriveremo mai a cambiare il linguaggio e a dire “vado a percepire uno spettacolo”, ma si potrebbe aprire una strada per pensare alla fruizione di un’opera teatrale come un’esperienza forte e non solamente come una visione.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 novembre 2020