A porte chiuse – Lasciatevi danzare: la danza come comportamento umano
BORGO SAN LORENZO – Cosa è la danza? I filosofi analitici statunitensi, a partire dalla metà del Novecento, si interessarono a quella che Warburton ha indicato come “la questione dell’arte”: un’indagine che andava alla ricerca di proprietà necessarie e sufficienti, che ricorressero in tutti i prodotti artistici, per poterli definire opere d’arte. La danza, nella tradizione occidentale, è considerata arte; quindi qual è la definizione di ‘danza’?
Il filosofo Goodman, contrariamente ai suoi colleghi analitici, che andavano alla ricerca della possibilità di incasellare il concetto ‘arte’, propose un cambio di rotta: bisogna spostare l’attenzione da ciò che l’arte è a ciò che l’arte fa. In questo modo, la domanda a cui Goodman cerca di rispondere è: «quando è arte?». Non si può comprendere la danza, l’arte, senza considerare il suo dispiegamento nella storia, con i suoi cambiamenti e il suo contesto culturale.
La danza contemporanea ha scardinato i dogmi propri della danza moderna, superando la rivoluzione che da quest’ultima era stata compiuta, mettendo da parte i tratti propri del balletto accademico – classico. Nella danza moderna diviene gesto un pensiero interiore, un vissuto, un’esperienza interna, una emozione che viene espressa e rappresentata. Invece, nella danza contemporanea tutti i gesti, le parole, i suoni, i silenzi, le azioni che avvengono sulla scena sono elementi che, pur avendo un loro significato, fanno sì che lo spettatore abbia non solo un atto di ricezione passiva, ma metta in atto un processo di costruzione di un su mondo.
L’artista è de-soggettivato, mette da parte la sua soggettività, lasciandola sullo sfondo; il suo intento non è quello di esprimere una sua dimensione interiore, di attuare una rappresentazione del sé, ma si concentra sull’essere, sullo stare nella scena, poiché egli è corpo. A questo punto, avendo abbandonato l’idea di una verità unica e della possibilità di rintracciare una definizione della danza, intesa come arte, e dei suoi prodotti, bisognerebbe riflettere sulla danza stessa. Questa, infatti, prima ancora di essere un’arte è «una pratica che ci accade, allo stesso modo delle altre numerose attività che strutturano la nostra vita e che non siamo noi, tuttavia ad organizzare. Non si “fa” danza, “si partecipa” ad essa, “si è colti” in essa, laddove alcune situazioni dell’esistenza la portano a emergere nei più diversi contesti della convivenza umana» (Alessandro Pontremoli, La danza 2.0). La danza è così un comportamento umano, che diventa arte nel momento in cui le viene conferita una forma particolare. Quindi, dice Pontremoli, “decidiamo sì di danzare, ma l’abilità di danzare consiste nel lasciarsi danzare dalla danza, in una condizione di passività, che con la nostra adesione senziente può diventare processo attivo e consapevole”.
Barbara Carulli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 maggio 2020