A porte chiuse – Il teatro in streaming: fase di arrivo o di passaggio?
BORGO SAN LORENZO – La presente situazione incombe su di noi come lava fredda su corpi ardenti, brucianti di vita, come è normale che sia. La coscienza ci induce giustamente a restare vigili in questo stato di allerta e a preservare noi stessi e gli altri, stando in casa per evitare di essere contagiati e di contagiare. In ottemperanza ai decreti ministeriali, anche le attività teatrali sono al momento sospese, ma è stato lanciato il servizio di teatro in streaming, nel canale televisivo Rai5 e nei portali dei singoli teatri, dalla Pergola al MET. La cosa che molti si chiedono è se si possa parlare di un teatro “filmato”, il cui pubblico guarda da casa lo spettacolo e non sente neppure i suoi applausi farsi corali in unione ad una platea entusiasta. L’attore Massimo Popolizio, in un’intervista a La Repubblica, ha parlato del servizio di teatro in streaming, dicendo “Grande rispetto per chi lo ritiene un’alternativa possibile, ma il teatro è un’altra cosa! È una cosa viva che si manifesta tra persone vive e non lo puoi fare da casa. Noi attori dobbiamo esser là dove il teatro avviene, non si può tramutare in smart working”. A queste considerazioni si aggiunge il timore della studiosa Viviana Raciti, ovvero quello che tale forma di intrattenimento, una volta finita la quarantena, possa imporsi come preferibile rispetto alla fruizione di un’opera teatrale in luogo adibito. Questa sembra però essere un’ipotesi meno convincente: se, come ci dice Popolizio, il teatro è vita, chi rinuncerebbe, terminato il periodo di emergenza, a fare un’esperienza vera, di quelle che ti dilaniano il fegato, che stringono il tuo cervello in una morsa e che poi ti cospargono di essenze preziose che ti vanno a pervadere come un balsamo inebriante? Gli esperimenti di questi giorni crediamo che debbano essere sempre inquadrati nel contesto di “situazione di emergenza”. Siamo consapevoli che si tratti di una sorta di tampone, di esperimento temporaneo teso a restituire una fiammella di vita in questo momento buio, ma si tratta pur sempre di una pasticca per astronauti confrontata ad un pranzo sontuoso. Se però in questo momento abbiamo bisogno di una pasticca per astronauti per stare in vita e respirare un po’ di bellezza, perché escludere il “Gioco delle parti” con Umberto Orsini alle 16.30 su Rai5? Ancora non ci sono molti dati sugli ascolti di questi programmi, dovremo perlomeno attendere un po’ di tempo per dare adito alle statistiche, c’è anche il rischio che le persone, abituate ad andare in teatri o stadi, non si accontentino di vedere queste opere filmate, neppure durante il periodo di quarantena, come pure che, affamati di cultura e spettacolo, si dilettino nel vedere queste, in attesa di un ritorno alla normalità. Se una forma, seppur sbiadita di arte, ci preserva dall’anestetizzarci, fermiamoci temporaneamente in contemplazione di questa, promettendo però a noi stessi di fare tutti insieme “l’assalto ai teatri” non appena questo periodo sarà passato.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 marzo 2020