RECENSIONE – Le comari de La Caldana conquistano il Don Bosco
BORGO SAN LORENZO – Venerdì 11 ottobre. Una manciata di minuti prima delle 21.00.
Nell’ingresso antistante il teatro-cinema Don Bosco di Borgo San Lorenzo si respira un’aria davvero frizzante.
Non si tratta dell’effetto del clima autunnale bensì dell’allegra aspettativa per l’imminente messinscena della replica della commedia shakespeariana “Le allegre comari di Windsor” (replica peraltro richiesta “vox populi” alla compagnia dopo il successo della prima di Maggio).
Quello che riempie la platea è un pubblico composito e vivace che apprezza il teatro fatto da non professionisti, riconosce il valore del loro impegno di “intrattenere divertendo”, premia con attenzione e partecipazione, applaude, commenta.
Sipario ancora chiuso: sforato l’orario previsto per l’inizio della rappresentazione, causa il grande afflusso di pubblico: si parla, ci si conosce e riconosce…
Qualcuno ha già visto il lavoro e prepara i novizi a sicuro divertimento, altri leggono la trama sul cellulare.
Un lieto convivio (per usare un termine desueto ma calzante) condito di bisbigli e risate mentre le luci finalmente si abbassano e il sipario si apre.
Si è subito invitati in un rocambolesco ‘600 inglese: l’ottimizzazione dell’uso delle luci, la scenografia, le architetture davvero fantasiose e originalissime dei costumi (chapeau!) catturano lo spettatore.
L’incalzare fluido degli attori ci cattura tra burle e fraintendimenti, espedienti alla base dell’opera teatrale. Le lancette dell’orologio corrono: il testo è lungo per sua natura ma i nostri personaggi sanno come condurci attraverso gli snodi dell’elaborata vicenda verso l’atteso finale!
Bravi tutti. Pubblico in piedi: una bella platea riconoscente verso gli attori che tornano ad essere gli amici de La Caldana. Si commenta: alta qualità, divertimento. Una volta tolti trucco e splendidi costumi si riconosce questo e quello. La platea si fa suono: abbracci, pacche, baci, chiacchere, risa…
Incrocio Piera Cantini, una delle anime della compagnia, ancora in costume.
Al mio abbraccio risponde con un unico aggettivo: “Lungoooooo!”.
Il riferimento è alle difficoltà sorte in itinere durante la delicata fase della “cucitura” del testo. L’attribuzione delle parti, le defezioni. In una parola la complessità della messa in scena:
la fatica che, chi fa teatro con l’anima, sente a conclusione, seppur con grande soddisfazione.
Fatica ripagata dal successo.
Maria Cristina Rabatti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 Ottobre 2019