RECENSIONE – Il Recital di Katia Beni, tra esperienze personali e la resa de “I monologhi della vagina”
BARBERINO DI MUGELLO – L’attrice Katia Beni, già molto nota in Mugello per i suoi lavori in teatro e in televisione (articolo qui), si è esibita all’Area Eventi Andolaccio il 22 luglio. Il pubblico poco numeroso non ha scoraggiato l’attrice, che ha più volte scherzato sul fatto che i suoi spettatori non fossero un numero sufficiente, prima con rammarico, per concludere però con un “pochi, ma buoni”, facendo capire che le sue minacce di non salire più su un palco mugellano erano soltanto frutto del suo pungente humor. Lo spettacolo ha visto l’alternarsi di momenti in cui venivano ridicolizzate le caratteristiche tipicamente attribuite ora al genere femminile ora a quello maschile con brevi intervalli musicali, in cui Katia Beni ha messo in pratica tutta la sua capacità di muovere il corpo secondo tempi dettati dalla musica. La parte iniziale, in cui era riuscita a prendere piuttosto gli spettatori, in particolar modo scherzando con uno di essi da lei soprannominato “Firenze Sud”, a causa della provenienza del fruitore, si è un po’ rallentata nello svolgimento, in cui sono prevalse le considerazioni sulla vita comune dell’artista, intervallate da battute pressoché ardite con cui si è voluto richiamare l’attenzione sull’apparato genitale femminile. Questa parte ha forse determinato un impoverimento della successiva, per cui gli spettatori, già presi dall’atmosfera giocosa e leggera, potrebbero non aver compreso la forza e l’importanza delle argomentazioni riportate nel testo “I monologhi della vagina” di Eve Ensler, letto sul finale che, come ha giustamente puntualizzato Beni, è un classico che va conosciuto anche per scardinare alcuni tabù che sono ancora forti nella nostra società. Aver ridicolizzato il genere e le caratteristiche che si costruiscono attorno ad una caratteristica biologica forse può aver precluso la possibilità di apprezzare un testo così potente, che è stato rivoluzionario nel suo voler combattere il retaggio culturale per cui sembra ancora proibito parlare di alcune parti del corpo femminile. Un altro tema interessante toccato nella serata, che forse sarebbe valsa la pena approfondire, è relativo all’invecchiamento delle donne, spesso rifiutato e considerato l’anticamera della fine dei sogni. L’ironia dell’attrice, già molto accattivante, avrebbe forse potuto spingersi in una direzione per cui lo spettatore avrebbe potuto riflettere sulla bellezza che segue l’invecchiamento, che sicuramente sarà trasformata, ma non per forza sfiorita. Anziché fermarsi a parlare dell’invidia che tutti abbiamo provato, reduci dalle proiezioni del Festival di Cannes, alla vista di una perfetta Sharon Stone, bellissima nei suoi sessantatré anni, si sarebbe potuto parlare di come a volte una resistenza eccessiva ai cambiamenti dell’età comporta la perdita di altri tratti che sono sinonimo dell’impatto della vita sulla persona. Forse, vista la vena comica della Beni, si sarebbe potuto ridicolizzare ancora di più quest’idea di conservare la giovinezza a tutti i costi, in modo che anche il messaggio rilasciato avrebbe potuto essere ancora più importante. Ciononostante, molti sono stati gli applausi, anche a scena aperta, soprattutto dalla prima fila, in cui si trovava posizionata una signora proveniente da Cavallina, che ha risposto con vivacità a tutte le domande rivolte dall’attrice. Una serata di ricerca della leggerezza, con le parole di Eve Ensler e l’intento spiritoso, un po’ polemico e pungente di Katia Beni.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 luglio 2021
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