RECENSIONE – Becket, Parker, Rame, Fo e altri nei brillanti monologhi al Corsini di Barberino
BARBERINO DI MUGELLO – All’interno dell’iniziativa “La rinascita della bellezza”, è andato in scena al Teatro Corsini di Barberino “Parlo con te”, lo spettacolo finale del secondo anno di corso per adulti, a cura di Riccardo Rombi. Si è trattato di un simpatico alternarsi di monologhi di grandi autori, quali Campanile, Beckett, Parker, Valeri, Rame e Fo. Lo spettacolo è iniziato con l’interpretazione di un brano che giocava con le parole e con il prevalere del significante sul significato, ovvero La Quercia del Tasso di Campanile, molto complicato alla resa, visto il lessico astruso che prometteva una grande probabilità di incartarsi con i vocaboli, cosa che, però, non ha scoraggiato il suo interprete che fino in fondo ha portato avanti il suo testo, quasi uno scioglilingua, concludendo con un’imprecazione sempre con i termini su cui era giocato tutto il monologo. Poi si è passati ad una scena in cui una ragazza descriveva con toni molto enfatici il suo essere, mentre si lavava i denti quasi bloccata al suolo da una pesante scenografia che sembrava voler rappresentare un ostacolo alla sua indipendenza. Il terzo quadro è stato invece il racconto di una lunga attesa di una telefonata, scena in cui almeno una volta nella vita tutti ci siamo ritrovati, in cui ogni minimo secondo sembra un’eternità e ogni riflessione è una distorsione dei fatti, un prevalere delle emozioni sul razionale. Invece, l’atmosfera è stata alleggerita da un monologo in milanese di una signora che criticava un ragazzo meridionale appena incontrato, usando una serie di cliché che in questo periodo abbiamo visto non essere ancora del tutto scomparsi, né usati solamente per ironia. La serata si è conclusa con un’interpretazione del testo di Dario Fo e Franca Rame che rifletteva sulla condizione della donna e il famoso doppio o triplo lavoro, con tutto ciò che consegue la svalutazione del lavoro di cura. Pur trattandosi di quadri differenti, tutti hanno toccato temi che in questo lockdown si è visto non essere scontati, come il protagonismo delle donne, il bisogno di una risata, la paura della solitudine e di essere trascurati da tutti. Infatti, durante i saluti è stata messa la musica di “Il cielo è sempre più blu”, quell’ovvio che non fa mai male, poiché spesso c’è bisogno di confidare anche solamente nella certezza di avere qualcosa che ci faccia sentire protetti, come l’azzurro del cielo.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 agosto 2020