RECENSIONE – A Vaglia Eduardo e “Ci sembra il caso”
VAGLIA – Eduardo De Filippo al Centro Polivalente di Vaglia? Il cartellone delle rappresentazioni, organizzate per la stagione “Destinazione teatro”, promette davvero bene.
Non sono una profonda conoscitrice dell’opera eduardiana: ciò accresce in me curiosità e forte motivazione. La saletta è già gremita quando entro e trovo Francesca e Riccardo, i due pilastri di “Destinazione Teatro”, accoglienti e pronti a fare “gli onori di casa” agli ospiti/spettatori che continuano a fluire incartati nei cappotti. Incontro Gerardo Caso, regista della Compagnia “Ci sembra il caso” (che prende il nome dal suo cognome, guarda caso) che ci intratterrà con “La fortuna con la effe maiuscola”, già presentata con buoni plausi al Teatro Giotto di Vicchio.
Gerardo trasmette napoletanità e mi comunica la sua immensa passione per Firenze che ha scelto come città di adozione. Qui vive e dirige varie Compagnie: con quella che scalpita dietro le quinte, vi è un sodalizio recente ma di spessore. Si parla di De Filippo, del suo teatro: richiama la mia attenzione sull’idea di teatro povero di cui si fa propugnatore. Lo ascolto piacevolmente fino a quando non arriva il momento… Caso si affretta a raggiungere il piccolo palco del Centro per presentare lo spettacolo.
Ecco che subito noi spettatori, entriamo nella gelida casa dei Ruoppolo, simbolo di una Napoli misera e ironica a un tempo. Nelle 2 ore che seguono si alternano personaggi/macchietta, esasperazioni esilaranti di situazioni crude nel loro realismo che qui sfumano nell’ironia, il tutto sul piccolo palco del Centro ove la stessa scenografia originale è stata giocoforza, ridotta al minimo. Il pubblico applaude, ride, partecipa alla disperazione della miseria di casa Ruoppolo, in un susseguirsi di vicende punteggiate da personaggi che smorzano la tragicità con virtuosismi, sarcasmo e facezie. Gli attori tutti “tengono il palco” e nella loro amatorialità, padroneggiano il loro ruolo con perizia. Buoni e cattivi, bene e male… Giochi di ruoli e colpi scena ci conducono alla morale finale “La miseria, responsabile di una vita grama, è il vero carcere”, ci dirà papà Ruoppolo in manette. La platea esprime comprensione e partecipazione e l’applauso finale arriva spontaneo e sentito. Chapeau alla Compagnia che ci ha mostrato un’amatorialità di livello e agli organizzatori che ancora una volta hanno fatto centro.
Un cenno doveroso alla sensibilità del Gruppo teatrale e di “D.T” che, nella “serata delle sardine”, ha schierato al limitare del palco, diverse paia di scarpe rosse a voler sottolineare la vera “miseria” dell’uomo che soggiace alla violenza. Su questa non c’è ironia che tenga: si accavallano rabbia e amarezza.
Maria Cristina Rabatti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 dicembre 2019
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